Di Associazione Culturale CASA ROSSA:
E’ certamente la frase più significativa che uno dei rappresentanti del COMITATO LAVORATORI della IMS –ex POZZI ha detto ieri alla Settimana della cultura operaia.
“Se lo stabilimento di Santo Chiodo è stato per mesi sotto i riflettori della città e non solo, e se l’IMS non morirà nel silenzio e avrà qualche possibilità di sopravvivenza, è perché le continue iniziative del Comitato, sotto la sede degli industriali, con i picchetti in fabbrica, con i cortei e le manifestazioni in città, hanno costretto i tanti alle cui porte abbiamo bussato, a non cancellare completamente dalla loro agenda la questione Pozzi. Abbiamo anche dovuto usare a volte maniere forti frutto della rabbia e della paura di perdere il posto di lavoro, ma quando ti lasciano alla fame non ti danno alternative”. “Vorremmo mantenere questo posto di lavoro non solo per noi ma per i nostri figli e per la nostra città” ha concluso.
Un altro operaio del Comitato ha poi aggiunto che ora le soluzioni non sono semplici, troppe volte è accaduto che chi compra lo fa per comprarsi il pezzo di mercato servito dall’azienda acquistata, per poi chiuderla e allargare su quel pezzo di mercato le produzioni delle proprie fabbriche fuori Italia. Che vengano francesi o israeliani poco cambia, bisogna stare attenti, non vorremmo che agli israeliani serva solo la nostra “sede legale” per poter vendere in Europa saltando le barriere doganali, il pericolo concreto è che potrebbero lasciare 30 lavoratori e tutti gli altri a casa.
L’attenzione intorno alla IMS ex POZZI non deve calare, noi abbiamo garantito e continueremo a garantire informazione e trasparenza su tutte le mosse in atto, ma da soli non ce la possiamo fare, e chi ci doveva aiutare spesso è stato ostile come i sindacati confederali. E poi per chi non ci sta ad accettare che tutto finisca c’è il rischio delle “liste nere”, non solo minacciate ma concretamente esistenti.
Ha preso poi la parola Massimiliano Braccianti della Simetec di Massa Martana che a proposito della CGIL e degli altri sindacati confederali, ha raccontato come in modo truffaldino abbiano impedito all’USB di partecipare alle lezioni della RSU di fabbrica, per cui sono dovuti ricorrere in tribunale e sono andati a manifestare per protesta sotto la sede della FIOM di Terni.
Le conclusioni sono state di Ettore Magrini della RSU dello SMMT di Baiano, il quale ha ricordato la necessità di una forte mobilitazione e ha ricordato di fare grande lo sciopero generale del sindacalismo di base e la manifestazione nazionale del 18 ottobre a Roma.
Associazione Culturale CASA ROSSA