“Tre generazioni. Tutte avevano fatto dei passi avanti. Quella che aveva lavorato. Quella che aveva risparmiato. Quella che aveva sfondato. Tre generazioni innamorate dell’America. Tre generazioni che volevano integrarsi con la gente che vi avevano trovato. E ora, con la quarta, tutto era finito in niente. La completa vandalizzazione del loro mondo”.
Pastorale americana, scritto nel 1997 e premiato con il Pulitzer, è un libro sull’amore e sull’odio per l’America, sul desiderio di appartenere a un sogno di pace, prosperità e ordine, e sul rifiuto dell’ipocrisia e della falsità celate in quello stesso sogno.
Nathan Zuckerman, alter ego di Roth, è uno scrittore affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, Seymour Levov, alto, biondo e atletico. Un ebreo benestante e integrato, ciò che pare attenderlo negli anni Cinquanta è una vita di successi professionali e gioie familiari.
Finché le contraddizioni del conflitto del Vietnam, esplose negli Stati Uniti, non coinvolgono anche lui e nel modo più devastante: attraverso l’amata figlia Merry decisa a “portare la guerra in casa”. Non in senso lato, ma letterale. E a narrare la caduta dello Svedese è proprio Zuckerman.