Rolling Stone: «Nessun album nella storia recente ha avuto un impatto così schiacciante su una generazione – una nazione di teenager trasformati in punk – e allo stesso tempo una conseguenza così catastrofica per il suo principale creatore».
Dopo l’uscita del video di Smells Like Teen Spirit su MTV, l’album cominciò a vendere migliaia di copie fino a scalzare, nel gennaio 1992, Dangerous di Michael Jackson al primo posto delle classifiche Billboard. Ha totalizzato 266 settimane nella classifica album di Billboard, vendendo 300.000 copie a settimana. Rolling Stone ha piazzato il disco al 17° posto della classifica dei “500 greates albums of all time”.
Quando un disco entra a pieno titolo nell’olimpo della storia della musica c’è ben poco da aggiungere. Nevermind ha marchiato a fuoco un preciso periodo sociale e musicale, un preciso stato d’animo generazionale.
Il successo dei Nirvana e, conseguentemente, della scena grunge di Seattle è dipeso da un’infinità di fattori. Sicuramente la figura di Kurt Cobain è stato quello determinante: il suo indiscusso talento creativo, ma soprattutto le controversie e contraddizioni che hanno caratterizzato la sua nota vita musicale e privata. Diventare l’icona di antieroe e allo stesso tempo il portavoce di un’intera generazione è stato un fardello che Cobain non è stato capace di portare sulle spalle, lasciando un’eredità artistica che nessuno è riuscito a raccogliere davvero. Ma infondo, è anche giusto così.
A lui vennero dedicate molte canzoni, tra cui Let me In dei R.E.M. e Tearjerker dei Red Hot Chili Peppers.
Krist Novoselic, bassista dei Nirvana: «Ricordiamo Kurt per quello che era: premuroso, generoso e dolce. Teniamoci la sua musica. L’avremo per sempre, per sempre».