In un non meglio identificato Paese, allo scoccare della mezzanotte di un 31 dicembre s’instaura l’eternità, perché nessuno muore più.
L’avvenimento suscita prima sentimenti di giubilo e felicità, ma crea anche scompiglio in ogni strato sociale: dal governo alle compagnie di assicurazione, dalle agenzie di pompe funebri alle case di riposo e, soprattutto, nella Chiesa la cui voce di protesta si leva alta e forte: senza morte non c’è più resurrezione e senza resurrezione non c’è più Chiesa.
Dopo sette mesi di “tregua unilaterale”, con una missiva manoscritta in una busta di colore violetto indirizzata ai mezzi di comunicazione, la Morte dichiara di interrompere quel suo “sciopero” e di riprendere il proprio impegno con l’umanità.
E nonostante per individuare il mittente vengano dispiegati tutti i mezzi investigativi (legali e non) a disposizione delle autorità (dall’esame grafologico all’identikit), le buste di colore violetto continuano ad arrivare nelle case dei rispettivi destinatari, cittadini comuni a cui con questa nuova modalità la Morte annuncia l’imminente fine. Tutte tranne una, per ben tre volte rinviata al mittente, la Morte.