Non solo violenze, quando il carcere diventa teatro

Non solo violenze, quando il carcere diventa teatro
Non solo violenze, quando il carcere diventa teatro

Non ci sono solo assalti alle forze dell’ordine, tragiche condizioni e desiderio di togliersi la vita in carcere ma anche tentativi di mettere in pratica quella che dovrebbe essere una delle sue finalità principali, la funzione rieducativa.

Ed è proprio la casa di reclusione spoletina ad essere all’avanguardia questa volta, tanto che il 29 e il 30 maggio alle 15 il carcere di Maiano diventerà per qualche ora, teatro.

Grazie all’Istituto statale d’arte e in particolare alla professoressa Giuliana Bertuccioli, per la regia della stessa e di Giovanni Spada, andrà in scena lo spettacolo (su invito) “Le sedie”, dove reciteranno persone scelte dall’interno della struttura.

Fondamentali per la realizzazione del progetto anche la direzione del carcere e i suoi operatori. Quest’iniziativa non può non far tornare in mente, per chi l’avesse vista, la bellissima docu-fiction uscita nel 2012 per la regia dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”, la tragedia shakespeariana che prende vita nel carcere di Rebibbia per voce e con i volti dei detenuti.

Se l’arte possa veramente avere una funzione rieducativa lo lasciamo decidere a voi,da parte nostra vi lasciamo con la frase di uno dei detenuti/attori di Rebibbia, consigliandovi la visione del film: «Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione.»