10 persone arrestate, di cui 5 in flagranza di reato. Questo il risultato di serrate e coordinate indagini avvenute nel corso del tempo da forze dell’ordine di più luoghi nei confronti di una banda di rumeni che aveva compiuto furti in Lazio, Toscana e in Umbria e che aveva la propria base a Guidonia.
Il loro modus operandi era il seguente: prima la banda faceva un minuzioso sopralluogo a bordo di potenti auto per decidere quale appartamento o esercizio commerciale sarebbe finito nel mirino, poi una volta suddivisi gli incarichi affinché tutto andasse per il verso giusto, entravano all’interno dello stabile in questione grazie all’utilizzo della fiamma ossidrica, utilizzata anche per aprire sofisticate casseforti. Una volta in casa, muniti di calze usate come guanti per non lasciare impronte, portavano via gioielli e soldi oppure le casse e le gettoniere dei videogiochi (nei bar). Immediatamente, i beni rubati venivano alienati e il denaro trasferito in Romania.
Ma poi qualcosa è andato storto. Infatti, i carabinieri di Ponte Pattoli, in seguito a diversi furti avvenuti nella zona, avevano individuato un’autovettura usata da uno dei due rumeni arrestati. Ed è proprio da quella autovettura che i carabinieri sono risaliti ad alcuni soggetti provenienti proprio da Tivoli che spesso si recavano nei pressi dell’alto Tevere per effettuare furti in abitazioni.
La compagnia di Perugia seguì poi altri soggetti, residenti a Perugia, che però mantenevano contatti con il gruppo di Tivoli e che avevano già avuto precedenti penali: l’arresto nel febbraio passato per aver rubato e ucciso due maiali.
Non solo. L’Arma di Tivoli riuscì a monitorare i Compro Oro presenti nel tiburtino e notò che una ragazza, donna di uno dei componenti della banda, si recava spesso a vendere oggetti in oro. Sono così partiti accertamenti e pedinamenti fino a che i carabinieri non hanno fermato 5 dei malfattori in flagranza di reato, proprio mentre erano intenti a portar via slot machine da un bar. Le indagini sono poi continuate fino a risalire agli altri componenti.
Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti numerosi oggetti di valore di cui ancora si stanno rintracciando i proprietari.
I malfattori si trovano ora nel carcere di Rebibbia.