Un sistema ben architettato che ha permesso per diverso tempo di vivere contravvenendo ai termini di legge. In particolare, la donna, una consulente del lavoro spoletina, fulcro dell’organizzazione, è stata denunciata per falso e favoreggiamento all’introduzione e alla permanenza ai fini di lucro di stranieri clandestini sul territorio italiano. I marocchini sono stati denunciati con l’accusa di concorso in reato.
Il meccanismo era il seguente: la donna era riuscita a creare 13 rapporti di lavoro fittizi, inserendo falsi dati occupazionali della banca dati del ministero del Lavoro (grazie al ruolo che ricopriva), creando altrettante false buste paga e conseguenti falsi sistemi previdenziali ed assistenziali.
In quattro dei 13 casi i lavoratori fittizi sarebbero stati assunti dallo studio in cui la donna stessa lavorava, gli altri sei sarebbero stati assunti in un salone di bellezza di Viterbo e Terni, all’insaputa però del titolare. Poi c’è il caso della donna di Scheggino che ha formalizzato la richiesta per il rilascio di un nulla osta per l’ingresso in Italia di una straniera, millantando un rapporto domestico inesistente.
Tutto questo permetteva agli stranieri di avere a disposizione documenti falsi con il conseguente rilascio del permesso di soggiorno o del ricongiungimento di familiari residenti all’estero.
Inoltre, almeno in un caso su 13, è stato scoperto che tutti questi “favori” erano stati precedentemente pagati alla donna con una somma pari a 1000 euro. Ma per far luce su tutta la vicenda e per scoprire se questo sistema di pagamento in cambio di favori fosse collaudato, saranno le indagini a far luce.