AGGIORNAMENTO:
Si trovano nel carcere di Regina Coeli da venerdì i tre ladri, quasi tutti pezzi grossi della malavita, che lo scorso 26 Novembre rapinarono a mano armata la gioielleria Aurum di San Nicolò. L’accusa è di rapina aggravata in concorso per tutti e tre e ad uno di loro viene contestata anche la simulazione di reato.
Gli indizi che hanno svolto un ruolo importante nell’operazione Gold beatle -questo il nome proveniente dalla gioielleria e dall’auto ritrovata, un Maggiolino bianco- sono venuti sia da testimonianze varie, tra cui quella del marito della titolare, sia dallo sbaglio (con il senno di poi) di uno dei tre malviventi. Infatti, se il coniuge della vittima, avendo visto fuggire i rapinatori dalla gioielleria, ha dichiarato tutto quello che poteva essere utile alle indagini, uno dei tre rapinatori ha messo in atto una scenetta che è subito parsa dubbia alle forze dell’ordine. L’uomo, un pregiudicato 50enne residente a Roma (M.F. le sue iniziali), immediatamente dopo il colpo, ha raccontato di essere stato aggredito dai ladri poi scappati con la stessa macchina -il maggiolino- ritrovato a pochi centinaia di metri dalla gioielleria e avvistata da diversi testimoni insieme ad una Smart.
E proprio la Smart sarebbe di proprietà di S.C., un altro ragazzo del gruppo, 33enne incensurato e figlio di un imprenditore romano, che secondo gli inquirenti avrebbe suonato a volto scoperto il campanello della gioielleria.
C’è poi il terzo complice con una passato per nulla rassicurante: si tratta di A.N., 47enne con 17 anni di carcere alle spalle e un ruolo, seppur marginale, nella banda della Magliana. Lui sarebbe stato per un certo periodo in una comunità di tossicodipendenti proprio a Spoleto.
Le indagini sono iniziate da quella telefonata dubbia grazie a cui gli inquirenti, insospettiti, hanno iniziato a pedinare l’uomo. Poi, la prima scoperta: le impronte digitali rinvenute nel Maggiolino che hanno portato all’individuazione di A.N., il pericoloso criminale. Infine, la perquisizione domiciliare avvenuta mercoledì scorso dai carabinieri di Ostia ha fugato ogni dubbio: è stata ritrovata infatti parte della refurtiva per un valore di 20mila euro, tre pistole ad aria compressa senza tappo rosso, 5 grammi di droga, tra cocaina ed eroina, 6mila euro tra assegni e contanti e ancora cellulari e bilancini di precisione.
Subito è scattata l’ordinanza di custodia cautelare e poi, nell’arco di 48 ore, l’ordinanza del gip Fornaci. Giunge dunque alla fine almeno questa parte di indagine coordinata dal sostituto procuratore Albano e portata avanti dagli uomini del Nucleo operativo dei carabinieri di Spoleto diretti dal capitano Rufino e dal tenente Maggi. Resta ancora da capire però chi siano i ricettatori.
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I carabinieri della compagnia di Spoleto hanno arrestato una banda di malviventi specializzati in rapine nelle gioiellerie, individuati come gli autori della rapina alla gioielleria Aurum di San Nicolò.
In quell’episodio il colpo avvenne in meno di due minuti: i malviventi, riusciti ad entrare con uno stratagemma, si calarono il passamontagna e, con pistola alla mano, immobilizzarono la titolare per poi fare razzia di monili e pietre.
Più tardi i particolari dell’operazione dei carabinieri.