I fatti risalgono al marzo 2011 quando la dottoressa Stefania Fabiani, allora responsabile della Protezione Civile di Spoleto, cominciò a ricevere mail e sms dal contenuto strano e tutt’altro che ambiguo.
I messaggi infatti alludevano ad una seconda attività che la dottoressa avrebbe fatto, quella dell’escort. Subito la Fabiani denunciò la cosa alla Polizia Postale che riuscì a risalire al computer da cui era stato inserito l’annuncio, quello di un geometra spoletino, utilizzato solo dal titolare dello studio e dal suo assistente, quest’ultimo membro del gruppo di Protezione Civile facente capo alla Fabiani e sul quale si sono concentrati i sospetti.
Così è cominciato il processo, che ha fatto emergere l’estraneità del geometra ai fatti (dato che il giorno in cui sono partiti gli annunci l’uomo non era in ufficio e data la scarsa conoscenza dell’informatica) e diverse contraddizioni, invece, nelle dichiarazioni di due testimoni, membri della Protezione Civile, i quali si sono detti estranei ai fatti pur confermando che gli indirizzi da cui sono partite le e mail verso il sito delle escort erano proprio le loro, unici tra l’altro a saperne le password.
Pochi giorni fa, la condanna: mille euro di ammenda più il pagamento delle spese processuali, che ammontano a 2619 euro per il 26enne geometra (assistente del titolare) riconosciuto responsabile di quanto accaduto. Da liquidarsi in sede civile saranno i 50mila euro chiesti come risarcimento.