Alle ore 16.30 di sabato 10 novembre, nella maestosa Basilica cattedrale di Spoleto, gremita di fedeli, il cardinale Angelo Amato, sdb, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha dato lettura della Lettera Apostolica con la quale papa Benedetto XVI ha concesso che la Serva di Dio Maria Luisa Prosperi, antica badessa delle benedettine di Trevi, d’ora in poi sia chiamata Beata. Mentre la Cappella musicale del Duomo eseguiva il canto “Lodate Dio”, è stata scoperta l’immagine della nuova Beata e la signora miracolata, insieme con la Badessa delle monache, ha solennemente recato all’altare una reliquia della Prosperi. L’arcivescovo Renato Boccardo, ha quindi detto: «La Chiesa di Spoleto-Norcia, profondamente riconoscente al Santo Padre Benedetto XVI, rende grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ed innalza l’inno di lode». Un lungo applasuso e il suono a distesa delle campane del Duomo hanno salutato l’avvenuta beatificazione di madre Maria Luisa Prosperi. C’erano numerosi Vescovi e abati benedettini. Tra le autorità civili c’era il ministro per la Cooperazione Internazionale prof. Andrea Riccardi.
Nell’omelia il card. Amato ha ricordato come «la novella Beata, eminente per santità, è figlia di questa terra di Spoleto benedetta dal Signore con le testimonianze gloriose di numerosi martiri e santi». Il porporato, poi, ha sottolineato come «la beatificazione odierna è un evento del tutto eccezionale per la Diocesi guidata dall’arcivescovo Boccardo. Infatti, l’ultima volta che in questo Duomo si è svolta una cerimonia analoga risale a circa otto secoli fa, precisamente al 30 maggio 1232, quando papa Gregorio IX proclamò Santo, Antonio da Padova».
Il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha descritto la Prosperi come donna innamorata di Dio, immersa nel suo mistero di amore, tutta risonante di grazia divina. «Ciò che rendeva appassionata la sua vita – ha detto – era la fede, che, come vela gonfiata dal soffio dello Spirito Santo, la conduceva al largo nelle acque pure dell’abbraccio divino. La fede ferma, salda, illimitata, la elevava alle vette dei misteri di Dio. Per difendere la sua fede era disposta a versare il sangue. La parola martirio le faceva battere il cuore e infiammare il volto. Sarebbe stata per lei una gioia immensa morire per Gesù».
La Prosperi visse e morì povera in una cella disadorna. Amava la povertà. Sceglieva sempre la roba più rozza, più vile, spesso dismessa dagli altri. L’unica sua ricchezza era l’amore a Gesù crocifisso ed eucaristico e la carità verso tutti. Era umile nelle mille incomprensioni e umiliazioni della vita comunitaria e si sentiva a disagio di fronte alle lodi, alla stima e all’apprezzamento altrui. L’umiltà era il distintivo della sua santità. «Ciò che la nuova Beata consegna a tutti noi – ha affermato il cardinal Amato – è il messaggio della vita di fede. Una fede da ravvivare e da condividere. Una fede che rende pronti all’obbedienza, sereni nelle avversità, disponibili nel perdono, gioiosi nella comunione fraterna. Una fede che evita litigi, contrasti, divisioni, ma che edifica, vivifica e rafforza. Una fede che si nutre di Parola di Dio, di Eucaristia, di preghiera, di adorazione, di esatta osservanza della Regola, di lavoro».
Alla cerimonia c’erano naturalemente le monache benedettine di Trevi, le eredi del messaggio della Prosperi. A loro il rappresentante del Papa ha detto: «Diventate ostensori di santità. Per vocazione siete le professioniste della contemplazione di Dio. Il vostro Monastero sia un’oasi della presenza di Dio nel deserto del mondo. Il vostro silenzio sia grembo prezioso, che accoglie e fa fruttificare la Parola di Dio. È questo silenzio orante e adorante che diffonde sull’umanità intera la dolce armonia del Vangelo, vincendo i rumori molesti della vanità del mondo».