Muore 17enne ucciso col mattarello dal patrigno

Un ragazzo di 17 anni, Ovidio Stamulis, è morto ieri a Pietrafitta, nella zona di Piegaro, dopo essere stato ripetutamente colpito con un mattarello dal compagno della madre, Pietro Cesarini, un 59 da poco disoccupato originario di Monterotondo (Roma).
La tragedia e’ avvenuta nella casa dove la famiglia vive, mentre i due erano soli.
Poco prima il ragazzo era andato dal giudice per raccontare di tutte le violenze fisiche subite dal patrigno. Gli amici hanno raccontato che erano quindici giorni che non dormiva a casa del patrigno perché aveva paura di quell’uomo – e sempre gli amici ora si chiedono perché dopo questa denuncia sia stato rimandato a casa con lui, chi si assumerà adesso la responsabilità di questa morte.
La causa che ha scatenato tanta atrocità sembra esser stata proprio questa iniziativa del giovane di raccontare al giudice ciò che avveniva in casa, infatti poco dopo un’assistente sociale sarebbe dovuta andare a casa loro per prelevare sia lui che il fratellastro di 8 anni, il figlio naturale dell’assassino.
Il padre, vedendo nel ragazzo la causa per cui gli sarebbe stato tolto il proprio figlio, armato di mattarello, ha iniziato a picchiarlo, arrivando a sfondargli il cranio.
La madre, fuori casa perché era andata a prendere il figliastro di 8 anni a scuola, quando è tornata in casa, accortasi della situazione, ha chiamato il 112.
L’uomo e’ stato subito bloccato dai carabinieri e, dopo una fase concitata con gli abitanti del posto che volevano linciare l’assassino, portato in caserma per essere interrogato.
Il diciassettenne era un ragazzo “dolce e sensibile”, così lo ricorda parroco, don Fabrizio.
L’assassino avrebbe dichiarato ai carabinieri di non poterne più di quel ragazzino. E non sembra essere la prima volta che afferma cose del genere: all’ insegnante di inglese di Ovidio già le aveva detto che lo avrebbe ammazzato, che era meglio un pasto caldo in galera che vivere con quel ragazzino. Non lo sopportava, e sembre addirittura che lo faceva mangiare in uno sgabuzzino o chiuso in camera sua.