Il 13 Dicembre scorso il giudice Alberto Avenoso emise la condanna in primo grado di Giorgio Del Papa, ex amministratore unico della raffineria Umbria Olii a sette anni e sei mesi con l’accusa di omicidio colposo plurimo (nel rogo del 25 Novembre 2006 morirono infatti quattro persone), omissione dolosa continua di cautele contro infortuni, omissione colposa di cautele e getto pericoloso di cose.
Oggi, le motivazioni sono pubbliche: nell’azienda -stando alle carte- sono state trovate macroscopiche mancanze non imputabili a semplice negligenza; i lavoratori operavano su silos che Del Papa non aveva provveduto a svuotare né tantomeno -dice il giudice- aveva intenzione di farlo. A quest’ora, se Del Papa avesse provveduto a svuotare i serbatoi, ci saremmo trovati di fronte ad un danno meccanico e non ad una tragedia di gigantesche proporzioni. Oltre a ciò, stando alle carte, si legge che Del Papa, nonostante trattasse olio di sansa grezza, non aveva dotato l’area di stoccaggio di un impianto antincendio che era, invece, richiesto. Questa, insieme ad altre mancanze, hanno fatto pensare al giudice che quella di Del Papa fosse una vera e propria consapevolezza del rischio ed una sua conseguente accettazione.
A nulla è valsa la tesi della difesa, che ha spostato la responsabilità dell’accaduto sul gruista, unico sopravvissuto al disastro.
La vicenda, comunque, lungi dal concludersi, aspetta il suo evolversi con il ricorso all’appello che la difesa ha annunciato.