E’ accaduto nel Municipio di Spoleto, il luogo che, per l’occasione, era stato concesso ad un uomo, detenuto al carcere di Maiano sottoposto a regime di alta sorveglianza, e alla sua compagna e madre della loro bambina. La stanza del Comune dove avrebbe dovuto svolgersi la cerimonia era stata concessa in via del tutto eccezionale dal Tribunale di Perugia (di solito infatti questo tipo di cerimonie avvengono all’interno del carcere) che, però, aveva detto no alle foto, no al pranzo al ristorante (rimpiazzato da un buffet all’interno del Comune) e no ad un momento di intimità tra i due. Sei ore al massimo e poi tutto sarebbe dovuto tornare come prima.
Ma la donna, quando si è resa conto del tipo di situazione che le si proponeva per il proprio matrimonio e al vedere più di 20 agenti di polizia alla sua cerimonia, ha esclamato: «Troppa polizia!», rifiutando di sposarsi non senza versare lacrime sulla spalla del compagno che, a sua volta, piangeva e cercava di consolarla.
Così, tra gli sguardi attoniti dei presenti, il detenuto è stato riaccompagnato nella sua cella in carcere.
Poi, la polemica. I sindacati, infatti, hanno gridato a gran voce allo sperpero di denaro pubblico, considerando anche che gli agenti di polizia penitenziaria vivono in una situazione non facile, tanto per la loro sicurezza quanto per i turni di lavoro massacranti che compiono. Come si può -dicono- permettere che si verifichino fatti del genere e in tempi come questi?
Così, la bizzarra vicenda sembra diventare più seria del previsto e finire, per questo, dal ministro di grazia e giustizia.