Assolta perché il fatto non sussiste. Con questa formula ampia la quarantasettenne L. G. di Giano dell’Umbria è stata sollevata dalla dolorosa imputazione di “omicidio colposo”, cioè di aver cagionato per imperizia e imprudenza la morte del proprio figlio quindicenne, che trasportava a bordo di un’autovettura utilitaria finita fuori strada. Poco dopo le 21 del giorno 20 novembre 2007, la giovane donna era al volante della sua Fiat Panda lungo la strada che da Casevecchie di Foligno conduce verso Camiano di Montefalco con il figlio seduto accanto. All’altezza di un’ampia curva, inspiegabilmente e senza lasciare tracce di frenate né di sbandamenti, l’autovettura uscì dalla carreggiata e, dopo un lungo tratto percorso su un campo fiancheggiante la strada, cadde in un canale. Nell’urto perse la vita sul colpo il ragazzo, mentre la madre riportò molte fratture e un trauma cranico che la costrinsero a vari interventi e lunga convalescenza. La giustizia ha dovuto purtroppo fare il suo corso e L. G. venne rinviata a giudizio per l’evento mortale del proprio figlio. Il dibattimento al quale la signora non era presente, ha visto impegnato nella sua difesa l’avvocato Domenico Benedetti Valentini, e si è svolto dinanzi al Giudice monocratico del Tribunale di Spoleto Dott. Augusto Fornaci. Al centro dell’attenzione la perizia d’ufficio eseguita dall’ing. Maurizio Tarchi di Terni, risultata importante per l’imputata in quanto non ha evidenziato né eccesso di velocità né manovre inopportune di alcun genere della conducente. E’ rimasto perciò prevalente il dubbio se la donna sia stata abbagliata da un qualche veicolo incrociato o più verosimilmente vittima di un malore, date anche le sue condizioni di precedente tensione psicologica. A conclusione del lungo iter processuale, è giunta la assoluzione, forse rasserenando, almeno sul piano giudiziario, la famiglia molto provata sul piano umano.