Il Sindaco di Campello: non si possono svendere le vite umane

“L’esito della gara sui servizi psichiatrici nella ASL3 rappresenta una conseguenza preoccupante di un sistema di gestione di alcuni servizi pubblici che deve cambiare radicalmente. Prima che dei milioni di euro e delle offerte economicamente più vantaggiose, ci sono in ballo le vite di donne e uomini fragili e disarmati rispetto agli eserciti che marciano implacabili in nome del libero mercato. Prima di calcoli matematici compiuti per assegnare gli appalti, prima delle pagelle assegnate e dell’aritmetica dei burocrati che stilano le graduatorie, ci sono famiglie che lottano ogni giorno, che resistono e che spesso ipotecano il proprio futuro per dare un presente ai propri “ragazzi”. Madri e padri che fanno questo cercando, come fa ogni madre affettuosa ed ogni padre buono, di contribuire alla costruzione di un percorso che conceda un po’ di felicità ai propri figli. Davanti
alle regole del libero mercato c’è il principio per cui la gestione dell’assistenza ai più deboli dovrebbe essere sempre garantita secondo altre logiche dalle Istituzioni, per obbligo morale e missione politica. Prima di mettere all’asta la sorte di tanti lavoratori, c’è il rapporto che si crea in anni di esperienze comuni tra gli operatori sociali, le famiglie e gli utenti. Proprio grazie a questo rapporto tanti nuclei familiari sono riusciti costruire un percorso di conquista di nuove autonomie e di non scontata serenità. È difficile immaginare come certe scelte, che sconvolgono equilibri costruiti in anni di impegno e relazioni con il territorio e la sua comunità, non sconvolgano e non spezzino drammaticamente un itinerario terapeutico durato anni. Un servizio come quello dell’assistenza alla salute mentale dovrebbe essere amministrato in modo tale da non rischiare che
logiche di mercato vincano sul funzionamento del sistema socio assistenziale stesso. Non tutti i beni ed i servizi possono essere “venduti” secondo i criteri del libero mercato. Quando i beni che dovrebbero essere considerati inaccessibili a tali logiche vengono messi “all’asta”, il mercato produce il contrario di risultati efficienti e proficui.
Se i presupposti di questa logica sono quelli di mettere periodicamente a rischio la continuità della gestione, la stabilità dei lavoratori e la modalità di approccio a questa tipologia di servizi, vale la pena di interrogarsi sull’ opportunità di tornare ad una conduzione completamente pubblica degli stessi. La sanità ed i servizi socio-assistenziali, sono beni comuni. Lo sono come l’acqua, come il diritto allo studio, come il diritto all’informazione ed, in generale, come tutto il patrimonio di beni materiali e di conquiste sociali indispensabili per consentire agli individui una vita dignitosa e serena. Come beni comuni vanno intesi e non posso diventare merci di scambio.
Tutta la solidarietà e la condivisione di una seria preoccupazione per il futuro va alle famiglie che oggi temono una involuzione dei servizi, ai lavoratori che sono in apprensione per la loro sorte e vedono messa a repentaglio la stabilità del proprio impiego ed a chi finora ha gestito con professionalità, serietà ed impegno i servizi psichiatrici sul nostro territorio.
Il Sindaco Paolo Pacifici
 
Campello sul Clitunno, 28 ottobre 2010